IL DISCO PERFETTO

 

Una buona musica, un buon interprete, un buon arrangiatore, un buon tecnico del suono: solo con la presenza contemporanea di questi quattro elementi saremo di fronte ad un disco perfetto.

 

 

 

ESIBIZIONISMO

 

Ogni vero artista deve avere in sé una sana carica di esibizionismo che lo spinge a cercare il pubblico e riceverne il contatto e l'approvazione (o il giudizio negativo che servirà a migliorarsi).

Chi si sforza di apparire modesto e dichiara di voler rimanere nell'ombra, o non è un artista o finge sapendo di mentire.

 

 

EDITORI

 

Gli editori italiani di musica pop stanno aspettando da decenni un nuovo Lucio Battisti che scriva per loro canzoni che durino nel tempo, così da assicurarsi una tranquilla e agiata pensione, ma non fanno molto per far sì che questo accada, affidandosi più che altro alla buona stella e al fiuto di produttori e promoter che, in molti casi, propongono artisti di medio calibro spacciandoli per fenomeni.

L'assurdo è che vengono presi in considerazione e questo pone il dilemma: sono gli editori poco competenti o sono i produttori e i promoter molto furbi?

 

 

CONFLITTO

 

L'industria discografica ha sempre vissuto una contraddizione, perché è interessata alla merce in termini di profitto ma ha anche a che fare con l'arte, che non è una merce e spesso non è prodotta con l'intenzione di ricavarne profitto.

Non so proprio come si possano conciliare le due cose senza che si crei conflitto.

(Questa considerazione non è mia ma di Bob Thiele, uno che di discografia e di produzione se ne intendeva)

 

 

CD REQUIEM 

 

Due amici, ancora attivi in importanti multinazionali, mi dicono che il rock non va più.

A giudicare dal successo dei concerti, frequentati da pubblico di ogni età, non si direbbe.

Come invece tutti sanno, è il disco in generale ad essere in crisi.

Insieme al download selvaggio, credo che si debba tenere conto anche del fatto che il cd non è riuscito a creare lo stesso feeling e lo stesso mood che aveva il vinile.

Perfetto ma piccolo e freddo: un oggetto al quale difficilmente ci si affeziona.

Ergo: il rock è vivo più che mai, insieme a tutta la musica, ed è il cd che sembra invece essere in una agonia irreversibile.

 


LO SWING

 

Sono stati fatti centinaia di tentativi per spiegare cos'è lo swing, quasi tutti con competenza e passione, con il proposito di svelare il mistero a chi ancora non l'aveva capito.

Dopo tante parole però, l'unica conclusione che mette d'accordo tutti è che lo swing, come la musicalità, non si imparano e uno ce li ha già dentro: sono doni del DNA dati a chi è stato prescelto.

Gli altri potranno studiare tutta la vita ma dovranno, purtroppo, rassegnarsi a proporre una musica meccanica e uno swing accademico e senza cuore.

 

 

NON E' MAI TROPPO TARDI

 

Rodolfo Guerra, bravissimo musicista peruviano naturalizzato italiano, ha avuto un'iniziativa ispiratagli, dice lui, dal Buena Vista Social Club.

A prescindere dall'accostamento perlomeno azzardato, l'operazione è consistita nel resuscitare il Quintetto Arlecchino a più di 50 anni dall'esordio (nel gruppo avevo debuttato diciassettenne nel 1956!).

Si tratta, beninteso, di un fatto locale, ma nonostante questo Rodolfo con passione encomiabile ha messo a disposizione il suo studio e ha seguito, arrangiato e registrato dieci brani anni '60 e '70, più una poesia d'epoca in dialetto bustocco che celebrava il successo ottenuto in zona dal complesso.

Alla fine, pur con i limiti imposti dall'età e dai decenni passati a fare cose ben diverse da quelle musicali, pare che ce l'abbiamo fatta mettendoci il tempo giusto e il risultato è gradevole: il cd credo che si possa ascoltare con diletto, con l'aggiunta di un po' di sana nostalgia.

E a questo punto ci sta una riflessione, che diventa anche un inno all'ottimismo e alla voglia di vivere, pensando a quanti altri hanno potuto avere il privilegio della stessa esperienza e della stessa soddisfazione nel periodo in cui di solito si pensa di essere sul viale del tramonto.

Infatti, a parte il batterista Giorgio Macerata impossibilitato per seri motivi di salute, ci siamo ritrovati dopo più di 50 anni riscoprendo il piacere di suonare insieme, esattamente come quando eravamo ragazzi.

E' la dimostrazione che gli anni non contano, quando si risveglia l'entusiasmo e l'interesse per qualcosa che piace e che coinvolge emotivamente.

E davvero non è mai troppo tardi per affermare: viva la vita, viva l'amicizia e, nel nostro caso, viva la musica!

 

 

TECNICA E CUORE

 

Ho un amico musicista che impazzisce per i suoi colleghi dotati di una tecnica che permette loro di fare cose che a lui sono negate.

A parte che per acquisire certe capacità bisogna studiare molto e perdere ore e ore su scale e pattern, a volte molto difficili.

Io purtroppo non sono mai stato un grande studioso e il tempo che ho dedicato allo studio dello strumento si è ogni volta limitato al raggiungimento di uno standard accettabile, che mi permettesse di fare quello che mi veniva richiesto, cioé la possibilità di far contento un pubblico medio.

Al massimo arrivavo a studiare fino a poter eseguire senza problemi "Delicado", ma non mi sarei mai ammazzato per riuscire a suonare "Il volo del calabrone".

Può essere che sia una specie di alibi per la mia pigrizia nello studio, ma probabilmente c'entra anche il carattere, fattostà che ancora oggi, a chi si impegna per eseguire mille note al minuto, preferisco chi ne fa molte meno, possibilmente inframmezzandole di pause messe al momento giusto e sviluppando un discorso coerente, condito con sensibilità e cuore.

Insomma, potendo scegliere e solo a mo' di esempio, ho sempre ascoltato più volentieri Santana invece di Malmsteen.

 

RITMO E ACCENTI

 

Quando ancora collaboravo al "Popolo del Blues", testata musicale online, ebbi l'occasione di scrivere un articolo che prendeva spunto dalla mia meraviglia davanti al fatto che chi assiste ad uno spettacolo musicale, per seguire ed enfatizzare un ritmo di 4/4 di solito batte le mani sul primo e sul terzo quarto, esattamente il contrario di quanto farebbe un musicista o una persona dotata di buona musicalità.

Ora, leggendo la prima parte di "Rhythm, Music and the Brain" di M.H.Thaut, libro dedicato agli effetti terapeutici della musica sul cervello, vedo che l'autore ricorda (giustamente) che, nonostante milioni di musicisti si comportino in altro modo, è universalmente accettato il concetto che in un tempo di 4/4 gli accenti forti cadano sul primo e sul terzo quarto.

Non è una novità e chi ha studiato solfeggio o musica lo sa ma, ciò nonostante, preferisco continuare a battere le mani sul secondo e sul quarto movimento: mi sento meglio e mi sembra molto più musicale.


R A F


Raf se n'è andato.

Con lui ho sempre avuto un rapporto di sincera e mai invadente amicizia: era sottinteso che uno stimava l'altro, come musicista e come persona.

Ogni volta che ci si vedeva risaltava fuori l'intenzione, un giorno o l'altro, di fare qualcosa insieme.

Il desiderio non si è mai avverato, probabilmente anche per l'inconscio timore di trovarsi, senza volerlo, a competere uno contro l'altro.

Rimandavamo così regolarmente il progetto ad una prossima volta, lasciandoci con una promessa, un sorriso ed un abbraccio.

Ciao Raf, amico vero e discreto.